REAL MADRID-MAIORCA 2-1: ORGOGLIO E PREGIUDIZIO

 

Dunque, è finita così.

Con Vallejo (!) che “spizza” di testa l’ultima preghiera buttata in mezzo da Fran Garcia (!!) e con Jacobo Ràmon (!!!) che sbuca alle spalle di Copete e batte Leo Romàn come il più scafato dei rapinatori d’area.

Il tutto al 94° e 20 secondi di una sfida che sarebbe terminata al 95°. Quindi, che era già terminata, di fatto.

Ma il calcio è anche questo. E adesso, inevitabilmente, si spalancheranno le porte di tutti coloro che per l’intera stagione hanno invocato un maggior impiego dei canterani da parte di Carlo Ancelotti.

Anche se, per onestà intellettuale, l’unico canterano dei tre sopra descritti è l’autore del gol. Gli altri due, per diversi motivi, sono stati perennemente al centro della critica. Fran Garcia, in quanto ritenuto (anche da chi vi scrive) uno degli anelli deboli della catena madridista; Vallejo invece, in quanto difensore centrale che ha pagato caro il prezzo di qualche indecisione negli unici dieci minuti fin qui disputati, in quel lontanissimo Real-Alaves del 24 settembre 2024 che si concluse 3-2.

Da allora, pur di non metterlo nelle rotazioni, al centro della difesa, Ancelotti ha alternato chiunque; dalla scoperta Raul Asencio al rientrante Alaba, dal centrocampista Tchouameni allo stesso Jacobo Ràmon, pure lui fatto debuttare in Liga nel match interno contro il Celta Vigo.

Per tornare ai canterani e chiudere il ragionamento: sì, vista come si è sviluppata la stagione è possibile che un impiego più mirato e frequente dei giovani provenienti dal Castilla alla lunga avrebbe potuto pagare. Ma è un po’ come giocare la schedina il lunedì; adesso è più semplice sostenerlo, visto come sono andate le cose. La questione, tuttavia, è più complessa di come appare e richiede un’analisi che magari proverò a fare più avanti.

Dunque, accantonando il pregiudizio (nei confronti dei canterani), veniamo all’orgoglio.

Ieri sera, in campo c’erano solo tre degli undici titolari che lo scorso 1 giugno vinsero la finale della Champions League contro il Borussia Dortmund: Courtois, Valverde e Bellingham. Con tutti gli assenti, si sarebbe verosimilmente schierata una formazione migliore di quella giocoforza proposta dal mister.

Eppure, a soli tre giorni dalla sconfitta nel Clàsico che ha chiuso di fatto la Liga e con qualche vuoto sugli spalti del Bernabeu, ha prevalso l’orgoglio. Perché la vittoria strappata all’ultimo tuffo non deve trarre in inganno. Leo Romàn, estremo difensore maiorchino, ha compiuto non meno di 8-9 interventi decisivi e i nostri hanno chiuso il match con numeri incredibili: 72% di possesso palla, 26 angoli a zero, 39 tiri totali a 4, 13-2 i tiri in porta.

Un assedio, continuo e asfissiante, premiato alla fine con una vittoria sacrosanta che rinvia di almeno un giorno la festa del Barcellona. Magra consolazione, certo, ma è proprio nei momenti più difficili che occorre trovare la forza per reagire e cercare la luce in fondo al tunnel. Forse è stato solo un fuoco fatuo ma vogliamo credere che non sia così.

Chiudere questa Liga con dignità e puntare subito l’obiettivo sul Mondiale per Club. 

Che adesso sembra un miraggio lontano e nemmeno così ambito. Ma tra un mese lo diventerà, credetemi. E allora sarà bene farsi trovare pronti.    

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